da Giorgio Bertolani
Ho da poco terminato di leggere la Sua intervista a Barbara Berlusconi e provo ancora un acuto senso di voltastomaco. Non mi diffondo sulla pena che mi ha destato la povera, annoiata diciottenne che si trascinava stancamente fra l’Australia, le Hawai e Las Vegas, lontana dal suo amore: fortunatamente mammina ha rimediato, con modica spesa, ed ha ridato la gioia di vivere all’infelice. L’idilliaca atmosfera familiare che traspare da tutta l’intervista, mi ha, poi, sottolineato l’attualità di quanto, proprio sul Corriere di oggi, G.A. Stella scrive a proposito del profondo senso della famiglia di alcuni massimi esponenti del centro destra, tale da indurli a crearsene più di una. Tutto previsto scontato ed ovvio. Non così, però, la designazione della sig.ra Lario a First Lady d’Italia. Salvo che nel frattempo non sia stata approvata, a mia insaputa, un’apposita ennesima legge ad personam, credo che, accettando la terminologia americana, First Lady debba essere considerata ancora la sig.ra Franca Ciampi. Meraviglia che Lei non abbia fatto notare questa sciocchezza alla Sua intervistata, che, forse, è stata vittima di un lapsus freudiano, tenuto conto delle aspirazioni del suo inarrivabile genitore. La ringrazio per l’attenzione.
E’ discutibile chi debba fregiarsi del titolo di First Lady. La moglie del capo dello Stato o la moglie del capo dell’esecutivo? Negli Usa è facile. In Italia meno. Ma non credo che fosse una cosa così importante da dovermi sentire in obbligo di far notare a Barbara Berlusconi che si trattava di una sciocchezza. E’ meglio guardare al contenuto delle cose e in quel caso il contenuto era chiaro. (csf)
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