da Gianluca Freda
Diciamo che un test d’intelligenza proposto da un berlusconiano è come un test d’abilità manuale proposto da un monco. I berlusconiani semplificano il mondo, per loro esigenze di pensiero, fino a ridurlo o tutto nero o tutto bianco. I magistrati sono o tutti buoni o tutti cattivi. Il comunismo italiano è uguale a quello sovietico. Fassino è uguale a Togliatti. La censura o soffoca ogni iato del corpo sociale o è inesistente. In realtà la censura in Italia esiste, ma è più forte e visibile nei luoghi direttamente o indirettamente controllati dal potere di Berlusconi: la TV, i suoi giornali, certi ambienti politici, sportivi e finanziari, eccetera. Vi sono sempre nicchie, non ancora finite nelle grinfie del moloch, in cui è possibile esprimersi senza essere licenziati o finire in galera: i giornali non suoi, certe TV locali, i cinema non di sua proprietà che proiettino film non distribuiti dalla Medusa, alcuni teatri, e così via. Del resto ricordo che anche nella Germania dell’Est pre-unitaria la satira prosperava, purché restasse lontana dalla ribalta e vagabondasse per bistrot e giornali underground, senza farsi notare troppo. Esisteva la censura nella Germania dell’Est?
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