da Massimo Salomoni, Milano
Accodandomi ai deputati leghisti che hanno proposto un esame di lingua e cultura italiana per l’ ingresso degli stranieri nelle scuole, vorrei proporre una misura analoga anche per chi si accinge a entrare nel Parlamento. Per esempio, si potrebbe chiedere di scrivere con ortografia corretta l’ espressione “cabina elettorale” negando l’ammissione a chi la scrive con la “g”. Così inizieremmo a fare una bella scrematura di camicie verdi. Potremmo poi passare a piccole domande di cultura generale, chiedendo chi cantasse il coro “Va Pensiero” nel Nabucco di Verdi. Avrà valore retroattivo la risposta di Umberto Bossi, che anni fa disse che quello era il coro dei lombardi. E così ci saremmo liberati pure di lui. In materia di educazione civica, poi, ci si potrebbe sbizzarrire con domandine sulla Costituzione: già la dimenticanza della sovranità popolare espressa con il referendum dovrebbe levarci di torno quanti si ostinano a non tenerne conto nella nuova legge che vuole riproporci il precedentemente abrogato sistema proporzionale. Se poi volessimo inasprire lo sbarramento, potremmo inserire nel questionario anche la coniugazione dei verbi irregolari. Allora sì che il tetto del quattro per cento sembrerebbe un gioco da ragazzi
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