da Paola Ragone, Brescia
Sono d’accordo con Beretta sull’importanza del dubbio per il progresso scientifico. Ma dopo essersi posti dei dubbi cosa si fa? Se ne fa collezione e basta? Li si tiene stretti per paura di restare senza? E’ peccato grave tentare di sciogliere i dubbi, cercare risposte ragionevoli (razionali) e sensate? A quelle risposte ci si affezionerà o si sarà pronti a buttarle alle ortiche di fronte a fatti nuovi e nuove spiegazioni, purché più ragionevoli e sensate delle precedenti? In un post più vecchio Beretta diceva, parlando della medicina cinese e mostrando di apprezzarla, che questa non si pone il problema di spiegare un fenomeno ma ne accetta l’esito. Chi si cimenta a pensare con la propria testa deve essere più incline a “porsi il problema di spiegare” o ad “accettare”?
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