da Vittorio Grondona – Bologna
Se il governo volesse proprio essere coerente, dovrebbe dare il buon esempio. I parlamentari e i grandi manager lascino la loro buona uscita all’allegra gestione delle banche o delle grandi compagnie di assicurazioni come pretende che facciano i lavoratori. Anche loro devono pur assicurarsi una vecchiaia dignitosa… Solo che non lo faranno. Sanno, loro, che le banche e le assicurazioni a suo tempo potranno restituire solo quello che resterà del capitale gestito senza alcuna responsabilità. Di solito quello che rimane è di valore molto inferiore al versato. Ancora oggi una garanzia credibile per il futuro dei cittadini è rappresentata solo dallo Stato. Il privato che amministra i quattrini dei risparmiatori si arricchisce sempre e non è mai responsabile del possibile danno che causa a chi si è fidato di lui. I rischi, tutti i rischi, sono a carico del cliente e queste logiche garantiste unilaterali sono trascritte in carattere piccolissimo su ogni contratto. Tanto per fare il solito esempio, i miei genitori nei primissimi anni ’40, quando si parlava di centesimi di lira, avevano aderito con sacrificio ad onorare per un certo tempo un versamento periodico diretto ad un’importante assicurazione, ancora oggi in auge sul mercato. Al 18° compleanno il sottoscritto, quale beneficiario della fantastica speculazione, avrebbe potuto ritirare la cospicua somma di mille lire, enorme cifra nel 1940, ma equivalenti all’epoca della data di possibile riscossione al costo massimo di un pranzo e di una cena in modesta trattoria. Non ci crederete, ma non ho potuto riscuotere la favolosa cifra, la documentazione relativa non si trovava più. Probabilmente colpa della guerra mi è stato detto. La mia polizza è stata trattenuta per ricerche più approfondite e da allora non ne ho più saputo nulla. Capirete, per mille lire!
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