da Maria Chiara Grossi, Roma
Erano giorni e giorni che mi dicevo di non preoccuparmi, che facevo una specie di training autogeno per convincermi a prendere comunque i mezzi pubblici, a viaggiare, a vivere come se nulla fosse. Per sconfiggere i terroristi. Perché è così che si fa, no? Poi, a un certo punto, il mio premier che fa? Interviene per rassicurarmi, per dirmi che non si può vivere con l’ansia e che non c’è nulla ma proprio nulla di cui preoccuparsi. Che la bomba insomma no, non la metteranno. A Roma, a Milano, ma neanche nel più piccolo degli ottomila campanili d’Italia. E ancora: che i kamikaze qui non arrivano, che il paese è sereno e ricco, pieno di ragazzotti dal doppio telefonino, che mandano continuamente messaggi all’innamorata. Ora sì che inizio davvero a preoccuparmi. Faccio male?
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