da Gianluca Freda
Le parole di Goldoni, che vorrebbe guidare all’emancipazione le donne islamiche a suon di insulti e di disprezzo per le loro tradizioni, sono una manna per chi, come il sottoscritto, oltre che razzista verso i razzisti, è anche pigro e guarda con favore ad ogni manifestazione di pensiero dotata di autocommento di serie. Faccio notare che l’art. 85 della legge di pubblica sicurezza, che vieta di comparire “mascherati in luogo pubblico”, oltre ad essere legge civica e non mosaica (dunque contestabile con la disobbedienza civile), oltre alla multiforme interpretazione di cosa si possa intendere per “mascherati” (una sciarpa è una maschera? e un velo?), può riguardare al massimo l’abbigliamento legato a contingenze temporanee (ad es., la necessità di indossare caschi di protezione o indumenti per proteggersi dal freddo); ogni estensione ad indumenti legati a pratiche religiose o tradizioni culturali sarebbe palesemente incostituzionale, come hanno giustamente stabilito i giudici di Treviso. Ne ricavo un principio generale: chi pretende dagli arabi il “rispetto delle nostre regole”, quasi sempre, e per definizione, ignora e/o disprezza, lui per primo, le regole più importanti, vale a dire la lettera e lo spirito del nostro dettato costituzionale, ispirato al multiculturalismo e alla tolleranza.
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