da Muin Masri
In guerra come nei terremoti. Terribile, fuori casa e correre di fretta, dove, non importa, tanto non c’è più nessun posto sicuro e tranquillo al di fuori delle quattro mura che si stanno scrollando di dosso i ricordi. Odore di paura, di pipì e di pane, nei rifugi come nelle tende; sei spogliato dalla tua intimità. Qualcuno prega, qualcun altro piange e quelli più duri a maledire la sorte, i governanti o tutti e due. Signori, state calmi e pensate ai bambini. Cazzo, non fanno altro che chiedere: a quando il ritorno? Presto, presto… Questo “presto” che non convince del tutto. C’è gente che aspetta nelle tende da molti anni e nel frattempo le stagioni scorrono amare, cambiano i governanti e non sai più chi insultare. Il massimo del disorientamento.
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