Massimo Gramellini sulla Stampa
Vota Oriana. Vota Afef. Altro che quei due maschi attempati in lizza per Palazzo Chigi. Oriana Fallaci e Afef Jnifen sono la declinazione al femminile di un bipolarismo soltanto italiano. Fallaci è la nuovissima destra: quella che è stata a sinistra per tutta la vita, prima di rimanere fulminata sulla via di Manhattan, credersi la reincarnazione dei Templari e chiedere udienza privata al Papa. Ratzinger gliel’ha concessa senza farlo troppo sapere in giro, forse pensando che fosse il male minore: in caso di rifiuto, l’alternativa poteva essere una enciclica fallaciana di 200 pagine sulla sostanziale connivenza fra il vescovo di Roma e l’imam di Carmagnola. Afef è la sinistra del brillante, quella dei ricchi ma belli con uso di mondo e idee progressiste nel campo dei diritti civili: cordialmente detestati dai borghesi piccoli e medi, che trovano incoerenti i miliardari animati da pensieri inconciliabili col loro portafogli. Afef non è stata dal Papa, ma da Mastella. E ha difeso la società multirazziale che Oriana e il suo vice Pera ritengono inattuabile in Europa. Le è stato proposto di sfidare il presidente del Senato nel collegio di Lucca, ma a destra hanno subito alzato la posta: perché non metterle contro la scrittrice che Rossella e Feltri già volevano senatrice a vita? Non succederà, statene certi. Gli uomini politici sono troppo gelosi e le politiche di professione troppo invidiose, nonostante la loro debolezza o forse proprio per questo. E mentre fra pochi giorni una donna ha ottime probabilità di entrare nella cancelleria di Berlino, da noi le cosiddette primarie dell’Unione e le esibizioni d’ego della Casa delle Libertà restano un affare per maschi, persino più del calcio.
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