da Claudio Urbani, Roma
Caro Freda, non condivido quanto da Lei detto sulla frase di Di Pietro. Questo perché penso che alla base ci sia un grosso equivoco. Clandestino non è colui che si presenta alle nostre frontiere per chiedere ospitalità, ma colui che giusto o sbagliato, pensando di non averne i requisiti, rimane nell’illegalità. Questi non si rendono conto che sono facilmente ricattabili, sia dagli “onesti”, si fa per dire, che li assumono in nero sottopagnadoli, sia arruolati dalla malavita. Sono un danno che ricade immancabilmente per chi vuol strumentalizzare, sulla maggioranza degli immigrati onesti che lavorano al nostro fianco. Sono con Di Pietro quando dice che questi non debbono esistere: ho hanno i requisiti per rimanere o debbono ritornare al loro paese: non signifuca affatto rilevare dna populista e xenofobo. Che poi si voglia discutere sui requisiti e quanto siano troppo restrittive le leggi questo è altro discorso. Poi una parola su Di Pietro. A parte i suoi inevitabili errori, non posso dimenticare quanto a fatto e quanto si sia provveduto a dimenticare in fretta, da parte di chi li condivideva, i suoi indiscussi meriti. E che questi siano indiscutibili, basta vedere quanto ci si affanni a sotterarli da parte di molti.
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