da Gianluca Freda
Cara Paola Altrui, temo che la sua volonterosa difesa d’ufficio di Di Pietro sia piuttosto traballante. Di Pietro non ha mai lesinato i giudizi di valore morale sulle leggi vigenti, come dimostrano le sue molte e sacrosante condanne delle leggi-vergogna berlusconiane. Per Di Pietro, come per ciascuno di noi, esistono leggi buone e leggi indegne. Vista la sua intervista a L’Espresso, egli considera evidentemente le leggi che permettono di spedire un immigrato che chiede aiuto a morire nelle carceri o nel deserto della Libia, delle buone leggi, da applicare e non da abrogare. Se sono questi i criteri etici a cui vorrebbe ispirare la sua “moralizzazione della politica”, stiamo freschi. Inoltre, chi parla di legalità e di etica dovrebbe prima di tutto rispettare la suprema legge dello stato, la Costituzione, e i valori morali a cui essa s’ispira. Penso che chi l’ha scritta, di fronte alle parole di Di Pietro, proverebbe un brivido d’orrore.
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