da Alessandro Ceratti
Questa storia delle bugie di cui ha parlato anche qualche giorno fa il Corriere, che tutti le dicono, che vanno rivalutate, che aiutano a vivere ecc. mi lascia un po’ perplesso. Io ci penso e ci penso ma mi pare proprio di non dirne di bugie. Tutt’al più, per facilitare la convivenza, qualche volta taccio (e potete immaginare quanto mi costi!). L’altro giorno per esempio ho visto un film in una rassegna e il regista era seduto due file davanti a me. Se il film mi fosse piaciuto molto mi sarei sicuramente avvicinato per fargli i complimenti. Siccome invece l’ho trovato così così (neppure brutto) finita la proiezione sono andato via senza dire nulla. E non immaginate come questa “omissione” pesi sulla mia coscienza. Io non credo che la verità sia così terribile. Se si è educati e non si ha la deliberata intenzione di far male si possono dire un sacco di cose, anche poco gradevoli per chi le ascolta. Certo, se si vive pensando che ogni nostra parola, ogni nostra azione abbia un senso e valga la pena di essere detta e agita nella misura in cui ci porta qualche beneficio, allora le bugie possono diventare indispensabili. Ma se uno preferisce vivere come un uomo libero…
Io invece credo che certe bugie siano una forma di educazione. Dipende tutto da chi ci guadagna. Se ci guadagna chi le dice non mi piacciono. Ma se ci guadagna quello cui sono rivolte non mi dispiacciono. (csf)
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