da Pier Franco Schiavone, Milano
Ceratti, ti stimo ma non fare il furbacchione. Hai corretto a sproposito, non c’era errore. Francamente, nella fattispecie non hai nemmeno mostrato senso dell’ironia. A volte si gioca con le iperboli o con la terminologia filosofica applicata a Calderoli. Se scrivo: l’escatologico percorso dell’ineffabile Buttiglione, secondo te voglio mettermi a discutere di escatologia? È un’esagerazione, non ne sarei neanche all’altezza, è un modo per parlare di Buttiglione aldilà della normalità, è un’espressione volutamente campata in aria che però contiene quel tanto di logica da non renderla assolutamente insensata. Sempre coi miei amici, purtroppo non lo facciamo più, discutemmo di: fenomenologia della gnocca nella Quarta Internazionale ovvero poche ma buone. A me piace, a volte, scrivere così, perché mi diverte e spero sempre che dall’altra parte ci siano persone che abbiano senso dell’umorismo. Ceratti, sei solipsisticamente enunciativo. Che cos’ho detto? Nulla, una sciocchezza, ma un recondito senso (ironico, fine a se stesso, non t’incazzare), ce l’ha. Quando si parla seriamente allora l’approccio con la scrittura cambia. Ho notato una pericolosa tendenza su questo blog, spesso si sparano sciocchezze, come faccio anch’io a volte, ma alcuni lobbisti pur di non accettare l’onda di essere stati presi in castagna, si berlusconizzano e dicono che sono stati mal interpretati. Serpieri, per esempio, riporta brani del Corano perché contengono una serie di riferimenti giudicati offensivi per le donne, tra cui paragonarle a campi da arare; gli si risponde di non fare analisi superficiali e lui dice: ma io non ho mai interpretato il verbo arare. Vogliamo prenderci in giro?
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