da Gino Roca
Caro Claudio, condivido il tuo onesto encomio in memoria di Giano Accame: ”Era una persona per bene. Un po’ fascista. Ma molto critico. E simpatico”. Ti confessò di essere stato ”balilla e avanguardista”. Ma ti disse anche che non si era sentito ”molto fascista fino all’8 settembre del ’43, quando ho visto il tradimento, la gente che si rallegrava per la sconfitta”. Nei suoi anni difficili in televisione non si vedevano intellettuali di destra. Con due eccezioni. Alberto Giovannini prima. E Giano Accame dopo. Li ho conosciuti entrambi. Alberto Giovannini, da direttore del ”Giornale d’Italia” del Gruppo Monti. E Giano Accame da editorialista del ”Fiorino”. Quanti ricordi legati a quegli anni lontani. Si gridavano tanti slogan allora. Due erano legati al mondo di Giano Accame. Uno diceva: ”Pacciardi e Sogno l’Italia ne ha bisogno”. E l’altro: ”Sogno e Pacciardi prima che sia troppo tardi”. Eretico di destra Accame che era stimato a sinistra raccontava la sua lunga battaglia contro i pregiudizi e le discriminazioni per ”conquistare la propria libertà faticosamente”. C’era riuscito.
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