da Feliciano Bechelli
Ho avuto l’occasione di assistere (Gay Pride a Torre del Lago, agosto 2003) a un dibattito sulla possibilità, per le coppie omosessuali, di avere figli. Sul palco psicologi, sociologi, coppie gay e lesbiche. La discussione fu interessante, ma neppure i partecipanti riuscirono a sopire i dubbi in proposito. Anzi, le principali riserve furono espresse da un tizio che, regolarmente sposato e con prole, una volta lasciata la moglie per andare a convivere con un uomo, aveva avuto il problema di dover spiegare la nuova situazione al figlio di dieci anni. E raccontava poi le bugie, le omissioni, i pregiudizi del bambino con i coetanei, i compagni di scuola, le insegnanti, nonché i timori che egli (il padre) presupponeva avrebbe avuto una volta entrato nell’età adolescenziale nel rapporto con amici e conoscenti. Non sono pregiudizialmente contrario o favorevole al matrimonio tra omosessuali, ma sarebbe bene approfondire meglio tutti i risvolti psicologici e tutte le conseguenze prima di esprimersi: è giusto prendere in considerazione il fatto che il bambino preferisce comunque una famiglia a un orfanotrofio, ma è giusto pure non sottovalutare la reazione sociale. Non viviamo nel regno di Utopia, dove nessuno è giudicato sulla base di come ama o di come si veste o di quali genitori si ritrova.
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