da Pier Franco Schiavone, Milano
Caro CSF, questo è il terzo post oggi, ho ecceduto, giuro che non lo farò più ma il post di Mancini mi ha stupito per l’acredine verso uno scrittore, Alessandro Piperno, che scrive benissimo. Se mi permetti vorrei riportare un piccolo brano a beneficio dei lobbisti, che è proprio a pag. 70, quando Mancini decide di abbandonare il libro per andare a fare il bagno. Parla di Israele e della paura del terrorismo.
…Paura che quell’autobus impazzisca. Che un’ombra vile faccia scattare una terribile detonazione. Che il cielo diventi piombo. Che i marciapiedi si torcano. Che qualcuno spezzi l’equilibrio del giorno di questo strano Paese strappato faticosamente al deserto, popolato da fitta popolazione eterodossa di biondi che si difendono dal sole con una sovrapproduzione di melanina e di Sabra corvini abituati a sfidarlo: questo Paese sporco e disadorno, che tenta solo di essere inessenziale, in cui i giovani sono drogati di Coca Cola e i cui vecchi stentano a disintossicarsi di tutta la rabbia accumulata fin dai tempi delle persecuzioni faraoniche: sí, questa strana lingua desertica, veementemente inverdita, che gli ebrei di tutto il mondo chiamano nazione: questo Paese che sembra composto di atomi di terrore. Tutto qui è ammutolente. Anche i tramonti incredibili hanno il colore del sangue.Se non è letteratura questa, mi spieghi Mancini cos’é.
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