da Guglielmo Calori, Milano
Claudio, tu chiedi a Beretta e a tutti quelli che hanno scritto in materia, contestando il diritto di adozione attribuito alle coppie gay dalla recente legge spagnola, qualche dato o giudizio oggettivo. Personalmente (ci risiamo!), questi dati non li ho, ma cerco di usare un minimo di logica, utilizzando casi di disagio infantile ben conosciuti. Primo caso. Ho parecchie coppie di amici e parenti che si sono separate e la gran parte di queste è ricorsa all’aiuto di psicologi specializzati per sapere come comunicare ai propri figli, spesso ancora bambini, la separazione di papà e mamma. Nonostante ciò, il comportamento di alcuni di questi bambini ha chiaramente evidenziato il forte loro disagio: pianti frequenti ed immotivati, insonnia, inappetenza, svogliatezza, ecc. Altro esempio. Si sa che spesso la scoperta di essere stati adottati e che, quindi, papà e mamma non sono i genitori naturali, crea scompensi e crisi psicologiche importanti. E allora, Claudio, chiedo io a te: che diritto abbiamo noi adulti di creare artificiosamente e forzatamente terreno fertile all’infelicità di alcuni bambini, solo per soddisfare il nostro adulto egoismo (“sono omosessuale, figli naturali non ne posso avere, ma, porca miseria, porto lo Stato a riconoscermelo come diritto di legge perchè IO il figlio lo voglio comunque”)?
Di nuovo soggettività: scrivi “si sà che spesso…”. Chi lo sa? Lo sai tu? Lo sa qualcun altro? Hai riferimenti scientifici? Scrivi che parecchie coppie di amici si sono separate e sono ricorse all’aiuto di psicologi per sapere come comunicare ai figli la separazione. E allora? Che cosa c’entra con l’adozione da parte di coppie gay? Una provocazione: se le due figure maschili e femminili sono veramente indispensabili per la salute psicologica del bambino, bisognerebbe vietare il divorzio oppure obbligare il genitore affidatario a sposarsi subito di nuovo(csf)
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