da Gabriele Porri, Roma
Volevo portare all’attenzione di tutti le differenze abissali della fiction USA rispetto alla nostra. Capita che, specie da quando esiste Fox Channel, ma anche in chiaro su Rai e Mediaset sebbene a orari notturni, da noi arrivino telefilm americani che ci propongono, nell’ordine: un impresario di pompe funebri gay fidanzato con un poliziotto nero, una diciottenne non-morta che in attesa del paradiso dà il tocco mortale a chi sta per avere un incidente, casalinghe disperate che si suicidano e a cui le amiche superstiti raccontano il menage familiare, una coppia di amici intimi che si ama ma che non consuma perché lui è gay, un boss mafioso che va in psicoterapia da una terapeuta donna. Da noi, niente di tutto ciò. Santi, padri Pii e tante, tante forze dell’ordine (La scorta, Distretto di Polizia, Carabinieri), molto più ?banali? e buonisti nei temi affrontati quanto mal recitati. Speravo in una evoluzione della nostra fiction in senso ?americano?, ma una notizia mi ha portato via ogni residua speranza. Senza volerla ?buttare in politica?, la notizia è questa: “Dall’anno prossimo il presidente del Consiglio assegnerà il premio ”La famiglia” al miglior programma televisivo, e a quello radiofonico, che avranno esaltato con maggiore efficacia ”l’immagine positiva della famiglia società naturale fondata sul matrimonio tra persone di sesso diverso”. Il decreto è stato firmato da Berlusconi il 10 maggio su proposta del Vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, con l’accordo del ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi. In palio non ci sono cifre da capogiro ma un’opera artistica di valore simbolico.” Insomma, loro vanno avanti, noi ci siamo fermati a cinquant’anni fa.
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