Se parallelo è il governoALESSANDRO ROBECCHI PER IL MANIFESTO
Ok, tutti più divertiti che scandalizzati dalla polizia parallela, una delle più gustose patacche degli ultimi tempi, con tanto di tatuaggi massonici sotto le ascelle (!), P2, dediche del Gran Maestro, grande attività di intelligence (?) volta a scoprire «moschee sotterranee» e inni a George Bush. Un impasto memorabile, tanto memorabile che c’è da scommetterci: passerà qualche giorno e nessuno se ne ricorderà più, archiviato come una delle tante stramberie italiane dove basta farsi la carta intestata coi trasferelli per difendere l’Occidente minacciato (e chiedere soldi). Per contorno – e perché non si sa mai – qualche arma in cantina, retaggio culturale dei boia chi molla. Servirebbe qualche cautela: ogni volta che ci si è trovati di fronte a simili associazioni benefico-manesche è scattato immediato il tam-tam della ridicolizzazione. La P2? Una sciocchezza, una pantomima risibile, tanto che il tesserato numero 1816 (dott. S. Berlusconi) ricevette la tessera con scritto «muratore» e ne rise coi suoi sodali: muratore a me? E se non ci fosse stato il Cossiga a rivendicare, e se i «combattenti contro il comunismo» non avessero chiesto la pensione da gladiatori, anche l’armata parallela di Capo Marrangiu sarebbe virata in operetta. Troncare, sopire, far finta di niente, riderne un po’ finché si calmano le acque e poi passare ad altro. Illuminante il titolo del Tg5 dell’altra sera che alla polizia parallela del fascista Saya affiancava per metafora le truffe di Totò. SEGUE SU DOCUMENTI
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