Un premier evasivodi Marco Travaglio
“Ma pe’ cchi le pagate, ‘sti tasse? Pe’ llo Stato? Ma vi proteggiamo noi, dallo Stato! Io non le pago, Previti non le paga, vi faccio un condono all’anno e ancora cu’ ‘sta storia di rridurre li tasse? Minchioni!”. E’ Silvio Berlusconi che parla, nella versione siciliana portata in scena da Sabina Guzzanti nello spettacolo RaiOt (ora in dvd per la Bur-Senzafiltro). Ora bisognerà aggiornarlo, quello sketch, perché è arrivato il contrordine. Proprio sul filo di lana della legislatura, il Cav. Bellachioma ingrana la retromarcia. Aveva promesso di tagliare l’Irpef, ma era uno scherzo. Aveva annunciato la riduzione dell’Irap. Una burla. Ora annuncia non solo che le tasse non le riduce. Ma addirittura pretende che la gente le paghi. Se non fosse anche questa una battuta,sarebbe una svolta epocale.Berlusconi che dice di pagare le tasse è come Cicciolina che predica la castità, Borghezio che abbraccia un immigrato, Gasparri che parla di pluralismo o Pera di filosofia.E adesso chi lo spiega agli evasori che il loro collega più noto ha cambiato idea? Scampato al processo per 1550 miliardi di fondi neri su 64 società off-shore grazie alla sua riforma del falso in bilancio, il premier è di nuovo imputato a Milano nello scandalo dei diritti Mediaset per falso in bilancio, appropriazione indebita e -udite udite- frode fiscale (126 miliardi di lire dal ’94 al ‘99). E dice (agli altri) di pagare le tasse. Facessero tutti come lui, avremmo già fatto domanda di annessione all’Argentina, e la domanda ovviamente sarebbe stata respinta. L’uomo dei 15 condoni dice di pagare le tasse. L’uomo che strillò a “Sciuscià” che nel suo gruppo “non c’è stato ricorso a società estere. Tutto si è svolto in Italia alla luce del sole con operazioni sulle quali sono state pagate tante tasse” (16-3-2001). Poi, parlando agli industriali romani, si smentì: “Le società estere sono cose assolutamente legittime che il mio gruppo ha poi abbandonato, ma che in un certo momento, affidandosi alla responsabilità di chi gestiva il sistema estero, si facevano perchè si doveva trovare il modo in Europa per pagare tasse più convenienti” (3-5-2001). E’ lo stesso ometto che ancora l’anno scorso andava in giro a glorificare l’evasione come un dovere morale. “Se la pressione fiscale è troppo alta, è moralmente giusto evadere le tasse, anzi rientra nel diritto naturale” (18-2-2004). Poi andava alla festa della Guardia di Finanza, e sollevava il morale della truppa incaricata dallo Stato di scovare gli evasori: “Se lo Stato ti chiede più di un terzo di quanto guadagni, allora ti ingegni a trovare sistemi elusivi o evasivi, ma in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità” (11-11-2004). Un mese fa rassicurava l’ Europa sulla floridità dell’economia italiana:“Basta preocuparci: abbiamo un sommerso del 40 per cento!”. Evvai, un figurone. Lui del resto ha sempre avuto ottimi rapporti con la Guardia di Finanza, soprattutto quando stava lontano da lui e dalle sue aziende. I finanzieri gli piacciono soprattutto da ex, con la divisa Fininvest. Umberto Cicconi, già fotografo di Craxi, pubblica nelle sue memorie una lettera di Silvio all’amico Bettino nel 1980: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torno, Guffanti e Cabassi, la Polizia Tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare”. Saggia precauzione. Nel 1979 aveva ricevuto la visita di una pattuglia ai cantieri di Milano 2, e lui si era presentato come “un consulente per la progettazione”. Ovviamente era il titolare. Saltarono fuori cose poco chiare nei libri contabili. Ma l’ispezione, come per incanto, finì lì. Uno dei marescialli era iscritto alla P2. Il capopattuglia era Massimo Maria Berruti, che di lì a poco gettò l’uniforme per divenire avvocato e lavorare per il Biscione. Si rese utile per depistare le indagini sulle mazzette Fininvest ai suoi ex colleghi, e fu condannato per favoreggiamento: ergo promosso deputato. Dell’Utri, fra le varie condanne, ne può vantare una definitiva per frode fiscale: subito promosso senatore. Previti invece ha potuto vantarsi in Tribunale di non aver pagato le tasse sulla presunta parcella da 21 miliardi: tanto il reato era prescritto. Certo, sentir dire dal loro spirito-guida che “l’evasione fiscale è intollerabile e va combattuta”, non dev’essere stato piacevole. Come parlare di corda in casa dell’impiccato, da parte dell’impiccato medesimo. Non c’è più religione.
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