da Vittorio Grondona – Bologna
Venerdì 17 giugno, non essendo per niente superstizioso, invece di chiudermi in casa come fanno i divoratori di amuleti portafortuna, decisi di fare un giretto a piedi per il centro della mia bella Bologna. Cosa che ultimamente faccio purtroppo raramente per via dell’aria poco salutare che si respira soprattutto sotto i portici. Niente di nuovo sotto il sole: ragazzine e giovanotti con la divisa di moda del momento, rigorosamente con la pancina scoperta le prime e col cavallo dei virili calzoni mimetici che spazza il pavimento i secondi; signore di mezza età, visibilmente prive di un minimo di femminilità, che stralunando gli occhi mormoravano a mezza voce un ma va là di disapprovazione o di invidia; qualche vecchietto sclerotico che ce l’aveva con tutti; banchetti di ambulanti in Piazzola e in Montagnola che mostravano stracci a prezzi di boutique ed altre cianfrusaglie che dopo aver accertata la loro completa inutilità si buttano regolarmente il giorno dopo l’acquisto; bar non necessariamente lussuosi dove se ti azzardi a prendere l’aperitivo non ti restano i soldi per mangiare… Preoccupante e disagevole era invece la massiccia presenza di una caterva di postulanti, per lo più giovanissimi e con la sigaretta accesa in bocca, che fermavano gli impacciati pedoni ogni dieci passi chiedendo loro un euro… per tornare a casa, dicevano alcuni? per comprare un panino impietosivano altri? Il via vai delle auto, nonostante i divieti severissimi, era quello di sempre. Dato il caos che mi circondava, ebbi l’impressione che il divieto di circolazione riguardasse esclusivamente la mia modesta automobile. Probabilmente, pensai, per dare un esempio agli sfigati come me di una severa legalità applicata, oggi più che mai di moda in questa città che, detto fra noi, ha visto albe di gran lunga migliori. Verso le 13 notai stupende auto nere, fuori serie con autista, ovviamente straniere e dal costo equivalente allo stipendio di tre vite intere di un operaio, munite della targhetta con lo stemma del Comune applicata accanto alla targa posteriore, attestarsi nelle proibitissime zone di Piazza Maggiore e lungo la via dell’Indipendenza in attesa dei VIP di turno, beneficiati senza meriti particolari da entrambe le cieche fortune celeste e terrena, da portare a casa o in lussuosi ristoranti per il pranzo. In città si borbotta al riguardo che questi personaggi, importanti per caso, non hanno nemmeno bisogno di chiedere i permessi, glieli portano d’iniziativa direttamente e ossequiosamente a casa. Dulcis in fundo, nei pressi della stazione ferroviaria c’era affisso un manifesto che rappresentava la caricatura di Cofferati nelle vesti di Tex Willer?
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