da Pier Franco Schiavone, Milano
Cara Silvia, quando ero piccolo mia madre m’insegnó che il pane non si butta. M’insegnó anche che alla pagnotta intera messa sul tavolo, (pagnottone da 5 chili di buon pane Molisano) non si potevano infliggere coltellate, come a volte mi divertivo a fare, andava tagliata o rotta con le mani; il pane esigeva rispetto e sulla pagnotta non mancava mai il simbolo della croce. Il pane duro era buonissimo bagnato nell’acqua, con olio, limone e zucchero, oppure cotto e condito con olio d’oliva, origano e sale. A volte, d’inverno, quando c’era la tormenta, mancava la luce ma la vicinanza dei miei, il tepore della casa e il profumo del pancotto mi regalavano una serenità mai più ritrovata. Allora il vento, che spingeva le imposte per entrare, non mi faceva piú paura.
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