da Carla Bergamo
Mi ricollego a tutti i discorsi sul pane da non buttare via (i figli dei genitori post-guerra vivono tuttora nel trauma del peccato), sui concerti pro-Africa, 8 per mille, infine, decadenza economica dell’occidente che comincia non potendo più avere 20 paia di scarpe ma solo 10. Dato che in gioco non è semplicemente il pane, o le scarpe, ma il nostro futuro in generale (a parte guerre e attentati e incidenti nucleari), faccio mie le parole del “saudoso” Fabrizio de André, citato da Beppe Grillo, sulla globalizzazione: “Penso che la competizione economica est/ovest durerà ancora per molto, almeno fino a quando gli asiatici non si ribelleranno ai loro regimi autoritari e si organizzeranno in sindacati in difesa di una vita degna di essere vissuta dove vale la regola del «produrre per vivere» e non quella del «vivere per produrre»: quando riusciranno ad ottenere delle paghe equiparabili a quelle europee, il costo dei loro prodotti aumenterà e l’Occidente rialzerà la testa. Fino ad allora gli Occidentali devono convincersi che diventeranno più poveri e quelli che lo sono già, che sono abituati ad aiutarsi, saranno sicuramente privilegiati.”Ecco, io penso che il nocciolo del problema stia in questa semplice, logica frase. E chi sta pagando il conto, in tutto il mondo, è la classe media, quella che solidarizza, paga per assistere i Live Aid, si preoccupa per il Terzo Mondo ma ancora non si è resa conto che dovrà cominciare a preoccuparsi per se stessa (Massimo Gramellini sulla Stampa del 10 giugno parla di una iniziativa di una associazione di Quacqueri in Inghilterra, che ha chiesto a un gruppo di studenti di elencare i loro desideri per un mondo migliore – nessuno ha parlato delle necessità del loro paese). I ricchi finiscono sempre per essere in credito. I poveri ormai hanno fatto il callo al debito e qualcuno sta vedendo pure la lucina in fondo al tunnel (vedi Cina, India…). E noi nel mezzo? Ci aspettano tempi duri.
Nessun commento.
Commenti chiusi.