La Stampa, oggi
Doveva essere un segretario di transizione. Si pensava: il congresso del Pd, ad ottobre, sancirà la nuova leadership di Pier Luigi Bersani. Ma adesso non ci giura più nessuno, nemmeno lui. Dario Franceschini ha assunto la guida del Pd con un piglio che somiglia molto ad una autocandidatura. Con il suo decisionismo dichiarazionista, antiberlusconiano e soprattutto di sinistra, è apparso subito come un raggio di speranza a tutti quelli che erano affranti dalla “mollezza” di Veltroni e dalla litigiosità di tutti gli altri, tanto da far pensare che fra qualche mese potrebbe essere proprio lui a prendere la guida del partito erede degli ex Pci e degli ex Dc.
Un ex Dc che guida ex Pci…«Fino a qualche mese fa c’era un ex Pci che guidava ex Dc. Ma ci sono milioni di elettori che non sono né ex Pci, né ex Dc. Tutti quelli che hanno meno di 36 anni non possono avere votato né Dc, né Pci, perché, quando hanno cominciato a votare, questi due partiti non esistevano più. Alle primarie che hanno eletto Veltroni hanno votato tre milioni e mezzo di persone. Gli iscritti ai Ds e alla Margherita erano un milione. Più di due milioni di italiani si sono dichiarati fondatori del Pd senza venire dai due partiti».
Fa comunque impressione.«Quelli della mia generazione vivevano un mondo diviso in blocchi. Ma con la consapevolezza che qualcosa li univa: la Resistenza, la Costituzione, la lotta al terrorismo, la crisi… Moro e Berlinguer avevano preparato il terreno. Alla fine sono confluiti nella stessa alleanza e poi nello stesso partito».
Dicono che tu sei il contrario del veltroniano “ma anche”…«Sbagliato. La vita è tutta fatta di “ma anche”. Non esiste il tutto bianco o tutto nero».
Allora aveva ragione Giancarlo Perna a chiamarti, sul Giornale, “ghiaccio bollente”. Citava il caso Welby. Dicevi: “Capisco, ma l’eutanasia no”.«Voglio vedere chi riesce a non ragionare col “ma anche” su temi così delicati».
Sui gay dicevi: “Bisogna riconoscere che la coppia di fatto ha dei diritti ma anche che la famiglia è un’altra cosa”.«Non è “ma anche”. E’ buon senso».
Cossiga dice: Franceschini non è “ma anche”. E’“sì però”.«Il “sì però” è una variante post-democristiana».
Tu sei di Ferrara, antico feudo della sinistra.«E’ una città di grande vivacità culturale e solidarietà. Tra avversari politici c’erano legami fortissimi».
Tu eri minoranza.«Delegato provinciale dei giovani Dc. Consigliere comunale. Capogruppo… sempre minoranza. Anche dopo. Per i due terzi della mia vita politica ho fatto opposizione».
Ricordi i vecchi amici? «Sono quelli con cui vado in vacanza, con cui gioco a carte».
Tressette come De Mita? Burraco come Andreotti? Scopone come Pertini?«Trionfo, il gioco più divertente del mondo, praticamente tressette con la briscola».
Gli amici…«Ero compagno di classe di un ragazzo comunista, Alessandro Bratti. Siamo ancora molto amici. Adesso siamo anche parlamentari nello stesso partito».
Allora invece…«C’era un clima molto goliardico, ce ne facevamo di tutti i colori. Io arrivavo in classe ostentando il “Popolo” e lui me lo bruciava. Siamo rimasti amici, abbiamo sposato due amiche, abbiamo fatto sempre le vacanze insieme».
Ricordi la tua canzone dell’amore? «Canzoni che si alternano nel tempo. Da ragazzo ascoltavo De Gregori, De André, i cantautori».
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