da Peter Freeman
Caro Csf, leggo i post sulla tua intervista a Riccardo Barenghi e vorrei dire la mia. Premessa numero uno: Riccardo e’ un amico e ne parlo bene. Premessa numero due: Riccardo e’ una persona di sinistra. L’Avv. Lill. Ar. si metta pure l’animo in pace. Lo era quando stava al Manifesto e lo e’ tuttora che scrive per la “Stampa”. Dunque qual e’ il problema: che se uno lascia il “Manifesto” e va alla Stampa e’ un voltagabbana? Rob de matt. Sono stato al “Manifesto” dal 1989 al 1999: dieci anni, non una bazzecola. Di quelli che eravamo allora ne sono rimasti circa la meta’, gli altri via, a lavorare altrove. Perche’? Perche’ il “Manifesto” e’ un’avventura piuttosto totalizzante, un colettivo che ti da’ molto ma ti chiede anche molto. Soldi pochi: nel 1999, quando me ne sono andato, guadagnavo circa due milioni e duecento mila lire. Come tutti: lo stipendio e’ lo stesso per il redattore, per il direttore, per il segretario di redazione. Niente extra, niente per gli straordinari, ed i soldi tardano sempre ad arrivare. Questo e’ il “Manifesto”, che vi piaccia o meno. E molti di noi, per arrotondare, a fare lavoretti altrove (e addio corta…), col che significa che in pratica campi con il doppio lavoro. Te ne vai a volte perche’ hai l’ambizione di guadagnare di piu’ oppure perche’, piu’ semplicemente, ti sei stufato e vuoi cambiare aria. Capisco la voglia di cercare il giuda ovunque e comunque, ma francamente la “jena di Forza Italia” Nocera se la poteva risparmiare. E la categoria del tradimento agitata in questo modo mi fa venire i brividi.
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