di MICHELE SERRA – Repubblica del 24 maggio 2005 (da Virgilio Mancini)
Bene fanno, persone di sinistra come Marco Revelli, a ricordare al sindaco di Bologna Cofferati che la legalità, in sé, non è un valore assoluto, se serve solo a coprire le ingiustizie. Però succede che il casus belli, nella polemica in corso su Bologna, sia appunto un´ingiustizia reiterata e antica, quella di una stravagante lobby di rissosi ubriaconi che da anni ha sequestrato alcune zone del centro cittadino, tra bottiglie rotte, minacce, spaccio, insulti, zampilli di vomito, concerti di bonghi, urla e aggressioni, impedendo il sonno e rendendo infernale il transito. Il fatto che le vittime siano (anche) bravi borghesi ivi residenti non cancella il problema, a meno che si decida che i bravi borghesi non sono portatori di diritti, nemmeno se pagano l´Ici e la tassa sui rifiuti (rovesciati in strada da chi quella tassa non la paga).Almeno in questo caso, dunque, non la legalità, ma l´illegalità garantisce i prepotenti. Circostanza non rara in un Paese dove i doveri sono considerati una fissazione perbenista, e i cavolacci propri sono ammantati di una soave luce di libertà. Definire “aperta e ospitale” una città che tollera la privatizzazione di fatto del suo quartiere universitario, in concessione permanente a una pittoresca ghenga di freaks né innocenti né pacifici, è una notevole ipocrisia. E la sinistra, si dice sempre, non deve essere ipocrita.
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