da Pier Franco Schiavone, Milano
Vi racconto uno strano sogno. Mi trovavo in Iran in compagnia di un iraniano che sogna la democrazia. Giravamo per Teheran, io senza documenti mentre il mio amico, maestro elementare, un dissidente moderato, ne era coscienziosamente munito. All’improvviso, per aver sostato dove non dovevamo per pochi minuti, siamo stati sorpresi da una pattuglia della polizia e accompagnati in caserma. Devo dire che, quando hanno capito che ero un turista italiano, mi hanno trattato veramente coi guanti; sono stati di una cortesia squisita, mi hanno offerto il tè e dei deliziosi pasticcini, infine mi hanno rilasciato. Poi mi sono ritrovato a casa del mio amico, sapete come sono i sogni, c’era una strana atmosfera, un silenzio irreale, nella penombra intravedevo corpi ondeggianti, come fanno gli ebrei e anche i mussulmani quando pregano, sentivo il ronzio di una mosca, un ronzio fastidioso, insistente, l’ho seguito con lo sguardo, nei sogni è possibile, poi si è placato, la mosca si era finalmente fermata, aveva trovato cibo, aveva preso a succhiare la piaga sopra l’occhio destro del mio amico, ma lui non sentiva fastidio, era morto. A quel punto esplose il pianto di sua madre e io mi sono ritrovato nel mio comodo letto. La sirena di un’ambulanza, la coscienza critica delle città, mi aveva svegliato, per fortuna.
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