da Stefano Santachiara (http://www.centomovimenti.com/)
E’ stato il primo contratto della storia imposto via etere, dal notaio Vespa, senza controfirma. A poco più di un anno dalla scadenza facciamo il punto della situazione sul “Contratto con gli italiani” e rileggiamo a voce alta. Tutte le pensioni minime a un milione di lire? Solo una piccola parte. L’incremento dei posti di lavoro? Si, ma la maggioranza sono a termine o a progetto. Le Grandi Opere? Farsi un giro sulla Salerno-Reggio Calabria. L’abbattimento della pressione fiscale? Una pizza o un caffè in più grazie al taglio dell’Irpef (che al premier medesimo ha fruttato un risparmio fiscale di oltre 700mila euro) nel contesto di superinflazione e rincari delle tariffe. La riduzione dei reati? A giugno 2004 l’Istat certificava un aumento del 10%, e con deterrenti come la SalvaPreviti che salverà con la prescrizione migliaia di delinquenti in colletto bianco, organizzati e non, siamo a cavallo. Dunque a occhio e croce – Scampia più, Ponte sullo Stretto meno – non sono state mantenute le promesse del contratto con gli italiani: “Nel caso in cui almeno 4 dei 5 punti non fossero raggiunti – recita il documento ufficiale – Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche”. Un “4 su 5” che già allora doveva far sorgere qualche dubbio, anche agli elettori più teledipendenti, sul più grande venditore di fumo della storia. Era un gioco a premi: tra i 5 punti, qual è la sòla?
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