da Virgilio Mancini
Innanzitutto, gli Usa ( insieme ad una coalizione di “volenterosi” anche in quel caso ) non stavano portando democrazia, ma stavano sostenendo un regime militare che era salito al potere nel 1963 con un golpe ai danni del presidente sudvietnamita Diem ( che fu anche ucciso), divenuto inviso a Washington. Diciamo pure che se gli stessi Usa non si fossero opposti alle elezioni per la riunificazione, stabilite dalla conferenza di Ginevra entro il 1956, la guerra non sarebbe neppure cominciata. Non parliamo poi delle atrocità commesse da parte dell’esercito statunitense come ad esempio il massacro di My Lai e dei bombardamenti a tappeto con armi non convenzionali effettuati dall’aviazione ( in Indocina furono sganciate 14 milioni di tonnellate di bombe, tre volte tanto quelle cadute in Europa ed Asia durante la Seconda Guerra Mondiale; famosa la frase “divenne necessario distruggere la città allo scopo di salvarla” ). Il Viet Nam è l’unico paese che, dopo una tremenda guerra anticolonialista, sia riuscito a riconostruire la propria unità nonostante il volere contrario della più grande potenza planetaria e tutto ciò comportò immensi sacrifici nonché nuove guerre; dal 2003, comunque, il Viet Nam ha superato la barriera dei 1035 $ annui di PIL procapite, entrando nel gruppo dei paesi a sviluppo intermedio.
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