di RICCARDO BARENGHI (da Paola Bensi)
Quali parole si usano, in che modo si costruiscono le frasi, quali espedienti retorici si utilizzano, dove si mettono i punti, come si fa a scrivere che uno lascia il suo giornale dopo venticinque anni? Non so se c’è una regola, non credo, comunque io non l’avevo mai fatto prima. Adesso invece lo faccio e ve lo dico, anzi ve l’ho già detto. E tanto per rincarare la dose, porto via con me anche la jena. Senza di lei non potrei vivere, e soprattutto viceversa. Continuerò a fare quello che credo di saper fare, scrivendo più o meno di politica su un altro giornale. Magari mi troverò malissimo, magari no. Spero di no, ovviamente. Non solo perché mi butto in questa nuova avventura con spirito piuttosto positivo, e dunque mi dispiacerebbe molto se non funzionasse, ma anche perché voglio vedere che significa fare il mio mestiere fuori dal manifesto, dove sono nato, cresciuto e pure un po’ invecchiato. Questa è la ragione principale per cui oggi vado via, ho voglia di dare un’occhiata in giro, di distrarmi un po’ da un panorama che ormai conosco così bene da riconoscere i passi nel corridoio, in questo momento sta passando Valentino (o è Rossana?). CONTINUA…
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