da Repubblica di oggi
Dell’eredità spirituale e politica di don Giussani, anima-guida di Comunione e Liberazione, si discuterà a lungo. Ma bisognerà prima chiedere il permesso al nostro impagabile premier, che a modo suo, e pur non risultando particolarmente incline alla riflessione spirituale, ha ipotecato vita e opere di quel grando prete rivelando che don Giussani lo considerava «l’uomo della Provvidenza per l’Italia». Fossimo bruschi, e non lo siamo, diremmo che Berlusconi con una sola frase, ha fatto salsicce di uno dei più densi percorsi religiosi del Novecento. Più cortesemente, ci limitiamo ad osservare che in ogni funerale c’è sempre qualcuno che, per eccesso di commozione, per esuberanza sentimentale, si appressa alla salma più di quanto i parenti e gli operatori delle pompe funebri vorrebbero.Gli amici ciellini (ai quali vanno le nostre sentite ma discrete condoglianze), che avranno il compito di onorare e celebrare il loro amatissimo padre, ora si trovano di fronte a un’inattesa e ulteriore questione teologica: è vero o non è vero che, secondo don Giussani, l’esito bimillenario del percorso cristiano era Berlusconi a Palazzo Chigi? E in quali concilii (Nicea? Trento? Cortina d’Ampezzo?) vennero gettate le basi ecclesiali che conducono, epifanicamente, a Berlusconi uomo della Porovvidenza?
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