da Luciano Buonaiuto, Aversa
Mi inserisco nel dibattito fra Schiavone e Ceratti con un’osservazione banale, scusandomi se a qualcuno parrà stupida. I rivoluzionari tendono a credere troppo in se stessi, pensando che i loro metodi possono cambiare presto e bene la società. Poiché la realtà è molto più complessa, l’esito del loro attivismo è
* o lavorano inconsapevolmente per altri; * o, se hanno più fortuna e riescono a prendere il potere, diventano essi uguali agli altri.
Il nostro 68 non poteva fare eccezione. Gli italiani non avevano nessuna voglia di rischiare il loro benessere per dei fumosi ideali.
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