da Alessandro Ceratti
Be’ Claudio, visto la pressione dei bloggisti a questo punto qualcosa sulla tua intervista a Romina ce la devi dire.
Devo? Molti considerano le interviste dal punto di vista quasi ideologico. Uno deve vincere e l’altro deve perdere. Io considero le interviste come un insieme di domande e di risposte alla fine delle quali il lettore ne sa più di prima. Ogni intervistato, ovviamente, attira un certo genere di domande. Se intervisti un calciatore un po’ di domande sul calcio gliele devi fare anche se poi gli chiedi della sua gioventù, delle sue idee politiche, delle sue amicizie. Quali sono le domande che non avrei dovuto fare a Romina? Non mi trovavo mica davanti a madre Teresa di Calcutta. Mi trovavo davanti a una cantante, famosa per i genitori famosi e per il marito famoso. Invocava il diritto alla privacy? E perché mai avrei dovuto concederglielo automaticamente visto che mi trovavo a parlare con una di quelle persone che appartiene a quel mondo che i paparazzi li ha inventati a suo uso e consumo? Non le ho chiesto nulla sulla sua tragedia. Potevo fare di più? Potrei dire qualcosa su di lei. La immaginavo di maggior spessore, ma secondo me si è comportata bene, ha risposto bene. Qualcuno potrebbe sospettare anche che mi abbia preso in giro. E’ un rischio che si corre facendo l’intervistatore. Intervista alla Novella 2000? Non esistono interviste alla Novella 2000. Esistono eventualmente personaggi alla Novella 2000. Ma Romina, a mio giudizio, alla fine non ne esce male. (csf)
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