da Piero Ricca
Criticare un prepotente, invitandolo a rispettare la Legge, è un lusso che costa. Fatica, tensione morale, impegno civile. E anche denaro. Ma dà soddisfazioni: vivere a testa alta. Ho preso atto con profondo rispetto della decisione odierna del giudice di pace Lidio Morone (condanna a una multa di 500 euro) per la mia contestazione a Berlusconi del 5 maggio 2003. A differenza di Berlusconi e dei suoi simpatici accoliti non grido al complotto né alla persecuzione. Non mi sono avvalso di leggi ad personam, tecniche dilatorie, campagne di stampa diffamatorie verso i giudici. Le persone serie fanno così. Non mi sto difendendo DAL processo ma dall’assurdo. E’ chiaro che la decisione del giudice non può soddisfarmi. Farò ricorso. Rassicuro tutti: non punterò alla prescrizione. Nel merito confermo quello che ho sempre ribadito: in quel corridoio di Tribunale ho criticato un personaggio che sta usando un’abnorme concentrazione di poteri per la propria impunità e i propri affari, tentando nel contempo di zittire ogni voce libera. Tutto il mondo civile sa che quel che dico è vero. Anche quel famoso “Buffone”, vocabolario alla mano, per me è una definizione critica, non un’offesa, tantomeno alle Istituzioni, come pretendeva il signor Berlusconi. Sul piano morale questo mi potrebbe bastare. Sul piano giudiziario, mi batterò per essere assolto. Non per me, ma per difendere un diritto di tutti: quello di criticare i potenti. Nessuno deve sentirsi intimidito. Nessuno deve rinunciare alla propria libertà di espressione. Non mi rassegno a vivere in un Paese in cui i condannati e i prescritti dettano legge e gli uomini liberi, che esigono il rispetto della Costituzione, vengono condannati. Matto da legare? forse. Ma come può essere degna, libera e felice la vita in un Paese in cui lo scandalo si consuma e ben pochi fiatano?
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