da Alessandro Ceratti
Capisco lo spirito con il quale M. Fini afferma che in democrazia ho diritto di odiare chi mi pare e di manifestare questo mio odio, e che il discrimine è l’azione, la violenza (fisica, intende lui). Però anche parlare è un’azione, e non delle più inoffensive. Tra un editoriale intriso di sordide menzogne e una sberla anche ben assestata io penso che faccia più male, sia più violento il primo. E quindi ha senso anche pensare di limitare la libertà di espressione. Si potrebbe obbiettare: “Certo, così poi diventa un casino!”. Sicuro. Chi ha mai detto che la democrazia è una cosa semplice?
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