da Alcide Furnaga
Se il sottoscritto è da considerarsi un extraterrestre, come Ceratti insinua, si tratta senz’altro di un alieno simile a quello descritto in “La fuga di Nerac” di Alec Franklin Guardian. Il poveretto si ritrova prigioniero non sulla Terra, ma all’interno di una sua ricostruzione malfunzionante, in cui gli abitanti continuano a ripetere le azioni e i gesti di una giornata d’estate di tanti anni prima. Vanno a fare picnic anche se diluvia, salutano la zia prima di uscire anche se è cadavere da molti anni, e così via. E’ così che mi sento, in effetti. Uno che parla con gente impermeabile alla realtà, barricata in un regno dove la politica va a braccetto con un sogno della politica morto e sepolto ormai da decenni.
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