da Pier Franco Schiavone, Milano
Massimo Fini ha causato malessere anche a me. Per dimostrare che è un libero pensatore che non fa sconti a nessuno, finisce col buttare fango su un’intera generazione. Dall’articolo che ha scritto sull’estrema sinistra degli anni settanta traspare l’odio per quella generazione. Tutti i gruppi extraparlamentari di sinistra insieme contavano, negli anni settanta, centinaia di migliaia di militanti, per Fini tutti spaccatesta figli della borghesia. Nel gruppo di LC che ho frequentato a Sesto, senza aver mai rotto una testa, c’erano decine di operai della Pirelli, della Breda e della Falk e studenti figli di contadini e operai, soprattutto del sud. Se per Fini era così evidente l’esistenza di un livello clandestino di LC, immagino che ne abbia parlato con un magistrato e immagino anche che abbia denunciato l’amico rapinatore oggi leghista (bell’amico, rivoluzionario comunista rapinatore convertitosi alla xenofobia razzista). Guido Rossa, per fare il suo dovere, ci ha rimesso la pelle. Fini, per fortuna, è vivo e vegeto. Ha però ragione quando dice che c’erano i cosiddetti figli di papà che oggi fanno parte della classe dirigente, senza grandi meriti, proprio perché appartenenti a quella fascia sociale. Noi li abbiamo detestati perché il loro egocentrismo causava solo guai. Fini, che a sua volta evidentemente incontrava quegli pseudo rivoluzionari nei salotti, avrebbe fatto bene a visitare le piccole sezioni. Dire che dal ‘74 i fascisti erano spariti, è una vergogna e una cazzata che non rende giustizia ai morti ammazzati nelle stragi fasciste perpetrate con la complicità dei servizi deviati e dei morti ammazzati dai NAR e da tutti gli altri gruppi individuabili con sigle diverse. Fini lo sa chi erano Fausto e Iaio? Lo chieda ai genitori di quei poveri ragazzi se i fascisti erano spariti, a meno che non voglia intendere che fossero latitanti.
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