da Silvia Palombi
22 gennaio 2005 ore 8, Milano Centrale, Eurostar per Napoli. Vado a Roma, posto nella carrozza 12, lontanissima perché di 2a classe. Infortunata, ho le stampelle, sono palesemente in difficoltà. Guardano ma non vedono. Mi inerpico sulla 6 sperando in un essere umano disposto a scambiarlo. Mi accascio sul primo posto vuoto ma l’intestataria (giovane, bagaglio medio, 2 gambe sane, tacchi bassi, alle parole “carrozza 12” fa “aahh no signora, è troppo lontano, non mi faccia camminare”. Procedo ma arrivano due legittime proprietarie con bimbo al seguito. Due minuti e una va con bimbo due posti più lontano, la rimanente si leva le scarpe e allunga le gambe. Mi appollaio sul bracciolo vicino a un signore e spiego la situazione. Non scambia la sua poltrona con la mia, ma mi offre quella vicino al finestrino perché si muoverà frequentemente. Un ragazzo nel frattempo si muove a compassione e si offre di portarmi la borsa e di farmi appendere al suo braccio. Un extraterrestre? Il posto singolo simmetrico alla ragazza che non vuole camminare è libero. Rimarrò lì fino a Bologna, quando un bel signore tra i 60 e i 70 anni, distinto e atletico, reclama il suo posto. Indolenzita imploro lo scambio scusandomi. Mi sorride celestiale “Eh no, signora”. Lo guardo sbigottita e mi alzo augurandogli di trovare uno come lui se mai sarà nelle mie condizioni. Finirò il mio viaggio vicino a una signora piacevole e comprensiva, con un misto di incredulità, scoramento e magone, pensando che su un vagone di una preistorica ferrovia meridionale una cosa del genere non sarebbe accaduta. Qua al Centro Nord, invece, sì: sarà eccesso di civiltà? Lo sappiamo che con l’indifferenza non andiamo da nessuna parte vero?
Nessun commento.
Commenti chiusi.