dal Corriere della Sera (da Clara Giannattasio, Milano)
Scrive Giulio Tremonti nella rubrica “Interventi e Repliche”: Dove è finito “Gast”, che fine ha fatto il terribile “Gast” (Gian Antonio Stella)? Quale mutazione genetica, semantica, lessicale ha subito? L’ho sempre letto sul Corriere della Sera, e con grande interesse e divertimento, come uomo ed autore di satira. Satira non come esclusiva, ma certo come sua principale, essenziale “cifra” stilistica. Da ultimo e con qualche frequenza ho avuto occasione per verificarlo personalmente. Invece no. Nell’articolo del 12 dicembre “Tutti uniti, guai ai gelosi”, emerge una profonda mutazione. Dalla lettura del testo emergono infatti, su prodi: “leadership”, “standing ovation”, popolo in delirio”, “rocciosa supremazia etica”, “va a sfondare”, viene giù il diluvio”, “se la piglia (la leadership) e se la fa confermare con una parola magica”, “ovunque pizzica, raccoglie applausi”. E così via. Sarà anche tutto vero, certo, ma dove è finirà la satira? O forse è l’apparizione di tipi nuovi di satira: la satira-apoteosi, la satira tacita, la satira implicita? Con qualche nostalgia, spero comunque che (…magari non subito da me…) “Gast ricominci a essere “Gast”.
Risponde Gian Antonio Stella: Nel passare dalla finanza creativa all’epistola estrosa, l’ex ministro del Tesoro è ricorso al trucco già irriso da Montanelli secondo cui “isolando una frase alla volta si potrebbe sostenere che la Divina Commedia è un poema arabo perché c’è la frase “Pape Satàn, Pape Satàn Aleppe” di cui “nessuno ha mai capito il senso”. Come tutti i lettori non acidi hanno potuto leggere, il pezzo su Prodi al Palalido era per intero teso non a esaltare el Conducador, mestiere che lascio ad altri trombettieri, ma a sottolineare l’ipocrisia di tanto spellare le mani sul tema della sbandierata “unità, unità, unità” a sinistra seppellita, come volevasi dimostrare, al primo vertice. Convengo però col “numero due” azzurro che le parole sono un’arte difficile. Noi pensavamo, per dire, che lui parlasse sul serio definendo l’idea di tagliare le tasse “miracolismo finanziario”, bollando i condoni come cose che “si fanno in Sudamerica dopo il golpe”, escludendo le sanatorie perché “non sono necessarie entrate straordinarie” o giurando che “l’ora della storia batte sull’orologio del Sud”. Va a capirlo che era satira…
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