da Peter Freeman
Caro Csf, l'”amaca” di Michele Serra pubblicata ieri su “Repubblica” era gustosa. Si parlava dei presunti sms scambiati tra Gori e Ventura. Serra si appella al diritto alla privacy ed ha ragione, per non dire del inviolabilita’ della corrispondenza altrui, che e’ tutelata financo dalla costituzione. Ma se Serra fosse stato piu’ attento (o forse meno paraculo) si sarebbe dato un’occhiata alla “Repubblica” di mercoledi 22 dicembre, pagina 25, interamente dedicata alle nuove BR. In taglio medio, un articolo di tale Paola Cascella da Bologna nel quale si pubblicano stralci di lettere private che Lioce, Banelli e Morando hanno spedito dal carcere a familiari e amici. Il contenuto e’ strettamente personale e privo di qualsivoglia rilevanza processuale. Ora, un giudice puo’ anche mettere sotto sorveglianza, per motivi di giustizia, la corrispondenza di un detenuto: la legge lo prevede. Cio’ che non prevede, invece, e’ che tale corrispondenza possa finire sulle pagine di un giornale. Nel caso in questione, escludendo il placet dei mittenti, ipotizzerei il “favore” di un ufficio giudiziario ad un cronista in cerca di scoop da quattro soldi. Male, anzi malissimo. Fossi al posto di Banelli e soci, farei causa e gli pelerei il culo. Quanto a “Repubblica”, mi cascano le palle e scusa il francesismo.
P.S. Se qualcuno tra i blogghisti volesse obiettare ricordandomi le nefandezze compiute da Lioce e compagni, eviti. Non ho la minima simpatia per questi personaggi ma si da’ il caso che persino i peggiori tagliagole siano titolari di diritti, ancor piu’ se detenuti.
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