Mattia Feltri su “Libero” (grazie a Lorenzo Barracco)
Romano Prodi vive col denaro un rapporto di olimpico distacco. Questa nobile virtù, si sa, è poco diffusa, tranne che fra i ricchi, categoria alla quale Prodi appartiene senza sensi di colpa. Anzi, il suo animo è talmente elevato da svettare ben oltre la vile quotidianità: gli occhi di Prodi guardano oltre, la sua intelligenza si proietta verso gli scenari del domani, lo spirito di puro servizio non gli concede il privilegio di perdersi nelle bassezze d’un conto corrente, d’una distinta bancaria. Per cui, se punta il dito contro la corruzione dei costumi e la tirannia del profitto, non resta che da abbassare il capo e ascoltare contriti. Ieri il leader del centrosinistra ha ritenuto fosse giunto il momento di tracciare il sentiero della moralità nel deserto etico d’Italia. È successo, infatti, che Berlusconi abbia assoldato mille ragazzi – le camicie azzurre – col compito di seguire i candidati alle prossime elezioni regionali, indirizzarli con il loro entusiasmo, imparare dalla loro esperienza. Poiché questi giovanotti possiedono uno stomaco e il desiderio di riempirlo una o persino due volte al giorno, Berlusconi ha pensato bene di retribuirli. Ah, quale meschinità! Poteva restare impunita un’abiezione simile? Giammai! La politica – ha tuonato Prodi – è il luogo degli ideali, degli slanci cristallini, non del portafoglio pieno. La circostanza che il suo sia stracolmo, non gli ha reso la voce meno ferma né lo sguardo meno fiammeggiante. I mille giovinastri, ha detto, «sono mercenari». E ha aggiunto con la durezza dei giusti: «Non possiamo arruolare mille mercenari, ma ad ogni mercenario dobbiamo far fronte con mille volontari… Non abbiamo bisogno di persone che si facciano pagare». E sul punto non si dubita: già si fa pagare lui, avanzassero la pretesa degli altri, gli toccherebbe di ridursi il salario.Prodi guadagna un milione di euro all’anno, equivalente di un miliardo e novecentotrentasei milioni di lire. La scorsa estate, si pose il problema di un suo rientro in Italia perché riprendesse in mano le sorti dell’Ulivo e dunque del Paese. Ci si può forse tirare indietro quando la patria chiama? Quando serve la dedizione dei migliori, l’energia degli eletti? Prodi rispose: «Obbedisco». E soltanto dopo, timidamente, quasi lacerato, osò: «Quanto sganciate?». Il Triciclo ha fatto due conti coi rimborsi elettorali, la quota per questo partito, la quota per quell’altro e tirate le somme ci si accordò per un milione di euro nel 2004, un milione nel 2005, e nel 2006 si vedrà. Ora capirete perché ieri Prodi abbia inciso nelle nostre coscienze la terribile sentenza: «Non abbiamo bisogno di gente che si faccia pagare». Eh no. Chi è tanto vile da lordare i più profondi convincimenti ideali con squallide ragioni di quattrini, altro non è che un «mercenario». Non parlava di sé. Lui non si occupa di soldi. Tanto è vero che se Berlusconi decide di abbassare le tasse, Prodi rabbrividisce. La trova una soluzione di intollerabile volgarità. Un’oscena e umiliante elemosina. Anche la carità, se va fatta, va fatta con una certa classe. Come la faceva Calisto Tanzi, il quale era gravato dai debiti, ma quando Prodi girava l’Italia in pullman per la campagna elettorale, la benzina era in conto alla Parmalat. «Noi non abbiamo bisogno di persone che si facciano pagare». Hanno bisogno di quelle che pagano. Ma, insomma, se mille ragazzi cercano di capire qualcosa di come va il mondo, e incassano da Berlusconi lo stipendiuccio, sono orridi mercenari. La politica è dedizione. È volontariato. Non è mercimonio. Chi oserebbe offrire servigio al popolo e al contempo pretendere la mensilità, a parte seicentotrenta deputati, trecentoquindici senatori, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci delle città, gli assessori regionali, provinciali e comunali, i consiglieri regionali, provinciali e comunali, i funzionari di partito, i ministri, i sottosegretari, i segretari, i portaborse eccetera eccetera? Chi arriverebbe a tanto? Ci vogliono i volontari, è stata la soluzione fulminante di Prodi. E tali devono essere, infatti, gli amministratori di certe società e aziende citati nell’edizione di ieri del Tempo, quotidiano di Roma. Alla pagina quattro, c’era l’elenco dei contributi volontari girati ai disinteressatissimi leader della nostra politica.Il segretario dei Ds, Piero Fassino, per conto del partito ha preso 100 mila euro da Capuana Srl, 100 mila dalla Coop edile Bastia, 100 mila dalla Ispeg, e così via, per un totale di 680 mila euro.Massimo D’Alema, presidente dei Ds, ha preso 25 mila euro da Air One, 25 mila dalla Isa Milano, 20 mila dalla Technital, e così via, per un totale di 110 mila euro.Pierluigi Bersani, Ds, ex ministro nei governi Prodi, D’Alema e Amato, ha preso 20 mila euro da Air One, 20 mila da Federacciai (Confindustria), 20 mila da Intercopnsult, 12 mila e 500 dalla Sea, e così via, per un totale di 117 mila euro.Paolo Costa, della Margherita, ha preso 100 mila euro dalla Oreste Fracasso, 25 mila dalla Fin.Ast, e così via, per un totale di 145 mila euro.Clemente Mastella, per conto dell’Udeur, ha preso 50 mila euro dalla Mec di Torino, 40 mila dalla Wanda Mandarini, 25 mila dalla Ied, 20 mila dalla Ssat, e così via, per un totale vicino ai 200 mila euro.Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, ora sindaco di Bologna, si è accontentato di 13 mila euro dalla Manutencoop, e di 12 mila dalla Sea si è accontentato Enrico Letta della Margherita, allievo prediletto di Prodi.Naturalmente nella lista ci sono anche numerosi capi del centrodestra, e i più in vista: Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Marco Follini, Umberto Bossi. E forse loro investiranno i quattrini anche per mantenere l’esercito delle camicie azzurre. E così faranno delle nuove, spensierate e oneste leve italiane un’accozzaglia di avidi puzzoni, che da grandi non penseranno ad altro che a chiedere, chiedere, chiedere e prendere, prendere, prendere. A sinistra sono fatti di altra stoffa, intendono edificare l’Italia di domani, vogliono una classe dirigente altruista e appassionata, e dunque soltanto volontari, e ai volontari neanche una lira, che poi ci vengono su scostumati. E così evviva le Simone, le volontarie col cuore in mano. Ecco un esempio fulgido per gli adolescenti. Certo, un compenso ce l’hanno anche loro, non possono campare d’aria, ma quanto è più genuino impegnarsi in Iraq piuttosto che per Tremonti e Dell’Utri (il quale non è un sequestratore ma, secondo la procura di Palermo, un mafioso della peggiore specie)?Evviva Gino Strada, il medico dei reietti. Ha preso su e ha regalato la sua scienza e la sua vita agli ultimi del pianeta. Poi torna in Italia e denuncia con furia la guerra sporca americana, combattuta soltanto per il potere, per le multinazionali, per il petrolio. E sono petrolieri, i Moratti, tra i più munifici finanziatori della sua organizzazione, Emergency.Ma «noi non abbiamo bisogno di persone che si facciano pagare». Basta. Di questa politica del denaro, Prodi ha le tasche piene. Se gli state dietro, magari casca fuori uno spicciolo.
Mattia Feltri è un bravo giornalista e una persona perbene. Quando scriveva sul Foglio era godibilissimo. Poi ha deciso di andare a lavorare nel giornale del padre, Vittorio. E si è smarrito. Questo qui sopra è l’esempio dello smarrimento. La sua idea su Prodi e sui “mercenari” è legittimamente dalla parte opposta di quella di molti di noi. Ma, ripeto, è legittima ed esposta secondo logica. In alcuni passaggi l’articolo è perfino condivisibile. Ma poi leggete con attenzione il finale. Che c’entrano le due Simone, che c’entra Gino Strada? (csf)
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