da Carla Bergamo, S. Paulo Il ‘problema’ dell’America Latina è che il popolo ha imparato a votare con la propria testa, per cui vota il candidato in cui più si riconosce. Ha imparato a non dare retta ai suoi ‘padroni’, a non dare retta a TV e giornali. Questo ha mandato in panico i poteri forti, quelli veri, quelli che resistono comunque a qualsiasi elezione. Erano riusciti a fare a meno degli USA, bastava inventare uno scandalo e il candidato era perduto. Lo sa bene Lula, due elezioni le ha perse così. Ma adesso, con l’avvento – volente o nolente – della democrazia, anche se allo stato grezzo, gli scandali (veri) sono tanti che il popolo non si lascia condizionare. Il popolo guarda ai risultati, sente, annusa, vuole contare… in Venezuela Chavez, e non poteva essere altro: il venezuelano è forse il popolo più difficile, più duro da gestire. In Bolivia la riscossa degli Indios, in Brasile un vero uomo del popolo, venuto dalla regione più povera del paese, e così via. In Honduras non sono riusciti, evidentemente, a fermare Zelaya in altro modo. È una fase di rigurgito di quello che era l’America Latina e che speriamo abbia dato l’ultimo sospiro, la danza del cigno (negro). Spero che gli Europei non abbandonino l’Honduras: rompono tanto i marroni a Cuba, vediamo se ci mettono lo stesso impegno con Honduras.
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