da Pier Franco Schiavone, Milano
Quando è invitato in un dibattito televisivo (anche ieri), Gustavo Selva gode come un riccio quando gli ricordano che l’appellativo che gli avversari gli affibbiarono negli anni 70-80 fu “Gustavo Belva”. Bene, ristabiliamo la verità, l’appellativo più ricorrente era Gustavo Serva, perché mai nessuno glielo ricorda? Eppure essere servi è una pratica prettamente umana, a volte anche dignitosa, invece il nostro preferisce essere assimilato ai caimani. Vallo a capire.
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