Undicietrenta di Roberto Cotroneo (da Paola Bensi)
Non ho resistito. La video intervita a Patrizia D’Addario uscita ieri per “El País”, non me la sono fatta mancare. Ora io, onestamente, non ritengo sia il verbo quello che dice la escort di Bari, si capirà un giorno, e pazienza. Ma c’è un punto su cui vorrei chiarezza, uno solo. A un certo punto dell’intervista la D’Addario dice che a Palazzo Grazioli c’erano, assieme a lei, in quelle seratine, ragazze molto giovani. E su questo neanche mi stupisco. E invece mi turba molto quello che dichiara subito dopo: “che ballavano sulle note di “Meno male che Silvio c’è””.Ora lo ametto ho avuto un brivido. E siccome ultimamente ero rimasto indietro sui miei aggiornamenti musicali, essendo usciti una serie di album che avevano attirato maggiormente la mia attenzione, sono andato a sentirmi, con l’ascolto professionale che mi permette i dieci anni di pianoforte, il brano in questione. Ho ascoltato “Meno male che Silvio c’è”. Mi sono letto le parole, ovvie, essendo una canzone elettorale, ho ricostruito la melodia, e controllato l’arrangiamento. Il risultato è questo: si tratta di una canzone da oratorio, con arrangiamento assolutamente primi anni Ottanta, e con venature gospel. È il brano più insulso musicalmente che si possa mai ascoltare. I Ricchi e Poveri al confronto sembrano Rachmaninov. Con voci sgangherate, con un testo ridicolo, e con velleità da “We are the world” dei poveri, anzi poverissimi. L’introduzione, tra l’altro, è una copia esatta di “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo.Me la ero persa, lo ammetto. Ma a questo punto esigo un chiarimento. Voglio sapere come sia possibile trovare attraente ballare sulle note di questa canzone, che neanche la mia solita vecchia zia troverebbe ascoltabile. Voglio sapere come è possibile accennare passi di danza al ritmo di “Meno male che Silvio c’è”. Sarebbe come se i vecchi democristiani, in caso di peccaminosi festini, avessero messo a tutto volume “Bianco fiore”, è lo stesso genere.Ma è mai possibile? Consiglio a tutti quelli che mi leggono di andarsi ad ascoltare la canzone (in rete se ne trovano varie versioni), e poi immaginarsi la scena. La D’Addario dice che erano molto giovani. Dunque, che cosa possiamo ipotizzare? Vent’anni? Ragazze nate sette anni dopo l’uscita di “Thriller” di Michael Jackson e del suo “moonwalk”, che si beve questo imbarazzante polpettone musicale per nonne sorde, e senza apparecchio amplifon. E ballano: ballano su una musica che non ha un ritmo, con le loro minigonne, i loro ciondoli appena regalati, e la loro aria seduttiva. Non è vero, non ci si può credere. Almeno questo lo smentisca presidente: ci dica che a palazzo Grazioli lei ha accolto le ragazze con la voce di Bono in “Love is Blindness”, o con un David Bowie d’annata, persino con il grande Michael Jackson, guardi le passo persino un crooner, anche d’annata, qualunque, scelga lei: Tony Bennett, Nat King Cole, Michael Bublè, o Frank Sinatra con un “I’ve Got You Under My Skin” ma “Meno male che Silvio c’è”, per favore, dica che non è vero.
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