da Aldo Mariconda
Il problema mi sembra un po’ più complesso. Da un lato vi è il fenomeno spicciolo del caffé preso senza scontrino, che certamente richiede la tacita complicità del barista e del cliente. Qui è il barista che ci guadagna, sia in termini di Iva che di Irpef e altre imposte sull’azienza. Qui a Venezia direi che quasi non succede, mentre in regioni del Sud mi è parso un fenomeno assai diffuso. Dall’altro vi è una coincidenza d’interessi tra il fornitore in genere di servizi ed il privato, nel caso di lavori effettuati non scalabili fiscalmente da quest’ultimo. Tipico è il caso dei lavori edili. Laddove l’Iva è al 20% e non al 10% e non trattasi di lavori detraibili (…), il cliente ha interesse ad accettare il nero, specie se riesce a trattare uno sconto (…) Questo può succedere il tanti settori, nell’ambito della PMI, p.es. col meccanico dell’automobile o dell’elettrodomestico, in barba a tutti i coefficienti di settore inventati dal fisco. Qui i problemi sono due: la lealtà del cittadino, che in Italia manca per ragioni anche storiche, e il meccanismo fiscale.Sono vissuto in Danimarca negli anni ’70. Vi era una lealtà del cittadino qui inimmaginabile, ma tutte le spese di “investimento”, compreso l’acquisto dell’auto (pur tassato al 75% del valore d’acquisto) erano detraibili. Malgrado questo, l’evasione, non solo il nero, che qui è stimata attorno al 27-30% dell’economia, in Scandinavia è pur sempre valutata circa al 15%, includendo anche la grande impresa.
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