da Alessandro Ceratti
Non sono un avvocato e quindi ho una conoscenza approssimativa delle leggi italiane. A maggior ragione di quelle francesi. Però signor Freda, mi permetto di dubitare della sua affermazione, perché semplici criteri di ragionevolezza mi inducono a pensare che essa non possa essere vera, almeno nei termini da lei illustrati. Rifare il processo dopo la cattura di un latitante significherebbe offrirgli un grado in più di giudizio, garanzia non concessa all’imputato non contumace. Questo va contro ad un principio basilare: “la legge è uguale per tutti” che credo valga anche in Francia. Inoltre, che cosa accadrebbe se un imputato non latitante dovesse mancare a qualche seduta del suo processo? Esso dovrebbe essere ripetuto oppure no? Se così fosse si offrirebbe all’imputato non soddisfatto dell’andamento del processo la possibilità di buttare tutto all’aria in qualsiasi momento.
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