Oggi lo si ricorda come il protagonista, insieme a Baldassarre, del più lungo e scopertamente polemico braccio di ferro tra un CdA Rai e una parte consistente della maggioranza che lo aveva espresso. Ci vorrà tempo per dimenticare l’immagine dei due “giapponesi” rinchiusi all’ultimo piano di viale Mazzini in totale solitudine e a dispetto di quasi tutti, unico conforto l’allora direttore Saccà. Ma in quel maggio del 2002 nel quale io l’ho intervistato, Ettore Adalberto Albertoni rappresentava la “novità” di quel CdA: un leghista in RAI. Rileggendo l’intervista, due anni e un Cda e mezzo dopo, un termine mi pare appropriato a descriverla: lunare. (csf)
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