da Peter Freeman
Caro Csf, Antonio Amato faceva il cuoco, che e’ un bellissimo mestiere. Oggi sul “Manifesto”, sia pure con vis polemica, si chiedono per lui i funerali di stato, “che valgano, idealmente, per tutti quelli come lui, lavoratori ignoti”. Non sono un fan dei funerali di stato. Un funerale e’ un funerale e’ un funerale, civile, religioso o in pompa magna che sia. Pero’ capisco il senso della polemica. Antonio Amato e’ morto in modo balordo e crudele, come spesso accade. Probabilmente in punto di morte non ha dichiarato nulla di particolare, forse ha solo chiesto aiuto o pieta’. Non ha detto “ora vi faccio vedere come muore un italiano”, che detto tra noi e’ una frase cretina (si possono dire cose cretine anche prima di morire, senza nulla togliere alla tragicita’ del trapasso). Ho letto che qualche politico, forse un ministro dal sentire nostalgico e viriloide, ha visto in quella frase di Quatrocchi un valore eroico e meritevole delle piu’ alte esequie. E’ retorica da ventennio che in altri tempi avremmo tranquillamente cestinato. Oggi rischiamo di vedercela stampata sui sussidiari di scuola.
Io non la trovo una frase cretina. E’ talmente stupida l’idea di morire in guerra, e morire in quella maniera, per colpa di gente che vuole il petrolio, o vuole esportare la democrazia, o vuole far vestire in maniera diversa la gente, che dire qualcosa di memorabile la trovo una debolezza sopportabile, vista la situazione. Io direi: “Votate il Partito Popolare Populista”. Te l’immagini? Io sì che finirei sui libri di storia. (csf)
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