da Silvia Palombi
“Il carcere non è una lavatrice che,grazie alla mera privazione della libertà, ripulisce il criminale; è unpercorso, interno ed esterno, progettato insieme al detenuto nelrispetto della sua capacità di muoversi, di autodeterminarsi e diandare coscientemente verso la libertà; è un’offerta di opportunitàche, per essere efficace, va accettata in modo attivo e consapevole.Una cosa è aprire la porta della cella, accompagnare il detenuto ascuola, controllarlo durante le pause, aspettare che finisca lalezione, riportarlo nel reparto, richiuderlo in cella; altro è aprirela porta al mattino e lasciare che il detenuto organizzi la propriagiornata in base agli impegni programmati, osservando con discrezionela sua capacità di stare ai patti”. La frase è tratta da “Diritti eCastighi. Storie di umanità cancellata in carcere” (Il Saggiatore) diLucia Castellano, direttore del carcere di Bollate, e Donatella Stasiodel Sole 24 ore, libro ricco di dati, scorrevole e avvincente che nondeclama certezze ma ne incrina alcune false; il carcere raccontato dachi lo conosce bene con la passione che alimenta e sostiene la sua vitadifficile là dentro. Consiglio vivamente (Bollate è il carcere con iltasso di recidiva più bassa: 16% contro il 70% nazionale).
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