Sono stato una ventina di giorni in giro per lo Zambia (o la Zambia: non è chiaro, ci sono due scuole di pensiero). Poco turismo, molti progetti di sviluppo portati avanti da preti e da volontari laici. Ve ne parlerò. Ma adesso non è tanto facile. Sono tornato in Italia un paio di giorni or sono. Venti giorni fra gente piegata dall’aids, dalla malaria e dalla miseria hanno bisogno di metabolizzazione soprattutto se le prima notizia che ti accoglie al ritorno è che Carolina è uscita dalla casa del Grande Fratello e che quei senzacervello dei leghisti vogliono la tortura. Grazie al Celim e al Cta (e grazie a Michele che ci ha accompagnato) ho mangiato nelle case dei ragazzi orfani e sieropositivi, ho dormito nelle guest house dei volontari che cercano d aiutare gli zambiani a sollevarsi da soli, ho cantato e riso con bambini che una volta sniffavano colla, ho ascoltato Gianclaudio, Sabrina, Manuela, Maurizio, Roberto, Silvia raccontare come dedicano con allegria tre anni della loro vita a gente che ha la sola colpa di essere nata nel posto sbagliato, ho resistito, per ora, alla sirene di Don Maurizio che mi chiedeva di rimanere a dargli una mano (lezioni di giornalismo? lezioni di italiano? lezioni di ceramica? qualsiasi cosa purché questi ragazzi abbiano qualcosa da fare e non passino il tempo semplicemente a diffondere l’Aids). Per oggi basta. Un solo suggerimento. Se state programmando vacanze, andate sul sito del Cta prima di decidere. (csf)
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